Diritti riproduttivi, il tempo è adesso | Aidos

Le donne latinoamericane si mobilitano per una Convenzione continentale

Proprio qui a Belém, capitale dello stato amazzonico del Para, nel 1992 e stata firmata la Convenzione panamericana contro la violenza di genere. E da qui parte la mobilitazione di decine e decine di organizzazioni delle donne di nove paesi latinoamericani per arrivare, con un cammino di cui nessuna sottovaluta le difficoltà, a una Convenzione sui diritti sessuali e riproduttivi.
Lo ha spiegato molto bene Cecilia Mauelón, del Centro femminista peruviano Flora Tristán: bisogna arrivare a conoscere a fondo i meccanismi dell’Organizzazione degli stati americani (OEA), per conquistare l’appoggio di altri governi oltre a quello del Venezuela, finora unico a sostenere il progetto di Convenzione. Allo stesso tempo, bisogna lavorare a livello di base e diffuso, fino a distribuire volantini agli angoli delle strade, perché il concetto di diritti sessuali e riproduttivi entri a far parte del patrimonio di ogni donna latinoamericana. E molto importante è anche il processo partecipativo attraverso cui il testo viene redatto e che proprio qui a Belém avrà una tappa significativa domani 30 gennaio.
La Convenzione è necessaria, ha rilevato la paraguayana Alba Nunes, anche per modificare le leggi nazionali e le politiche che ne derivano. E’ significativo infatti che, nonostante i governi latinoamericani siano oggi in maggioranza progressisti, la legislazione per i diritti delle donne sia cambiata ben poco. Colpa della forte influenza della chiesa cattolica, certo, ma, ha rilevato una brasiliana, le altre chiese protestanti, sempre più diffuse sul territorio, quanto a fondamentalismo raramente sono da meno. E avere buone leggi e difenderle è, ovviamente, necessario, ma non sufficiente, come racconta un’infermiera di un ospedale che serve la periferia povera di Belém: “proprio vicino a noi c’è una fabbrica che sforna un milione di preservativi al giorno, ma nel mio ambulatorio non se ne vede neppure uno, qui la gente non ha i soldi per mangiare, come potete pensare che li comprino?”