In Giordania, nei Governatorati di Amman e Mafraq, stiamo realizzando un progetto per affrontare la violenza di genere e la disabilità. L’obiettivo è ambizioso poiché si propone di migliorare concretamente la qualità della vita di donne e ragazze a rischio e/o sopravvissute a violenza di genere, con particolare attenzione a coloro che convivono con la disabilità, nelle comunità vulnerabili giordane e tra le rifugiate siriane delle aree urbane e degli insediamenti informali. È infatti sempre più necessario e urgente adottare un approccio intersezionale che prenda in considerazione una serie di variabili che definiscono la violenza di genere nella sua complessità.
Per la prima volta stiamo lavorando in case rifugio (shelter) per aumentare la consapevolezza di chi ci vive e di chi ci lavora ma anche quella fondamentale delle istituzioni coinvolte per fare sì che inizi un cambiamento ampio e complessivo della società nell’affrontare la violenza di genere. Abbiamo quindi pensato a dei percorsi formativi che affrontino prima di tutto una delle cause che trattiene o riconduce le donne in condizioni di sopraffazione e violenza, quella che viene definita violenza economica. Per fuoriuscire dalla violenza di genere e ricostruire la propria vita le condizioni materiali sono fondamentali, è necessario un percorso di empowerment che porti a una effettiva e duratura autonomia. I corsi sono pensati sulla base della realtà giordana e in collaborazione con le associazioni partner, che ci hanno aiutato a comprendere l’importanza della creazione di attività di home based business per immaginare e concretizzare la possibilità di fonti di sostentamento. Abbiamo organizzato corsi di business management, aumento e potenziamento delle capacità professionali, corsi professionalizzanti in fotografia, cucito, cucina ed estetica. Al termine sono stati distribuiti dei kit tecnici per l’avvio di attività e quindi immediatamente fruibili e di impatto che danno l’opportunità di avviare la propria attività appena possibile.
Non dobbiamo dimenticare che la Giordania, ormai da anni, accoglie moltissime persone siriane rifugiate. Poco più del 17% vive in campi di accoglienza formali, mentre la maggioranza è stanziata presso le comunità ospitanti giordane. Tale afflusso ha creato notevoli pressioni socio-economiche nel paese che, esacerbate dall’emergenza pandemica, hanno generato un ulteriore deterioramento della capacità del governo di garantire i servizi primari. Tutto ciò ha comportato un aumento della percentuale della popolazione giordana e rifugiata che vive al di sotto della soglia di povertà. Le donne e le ragazze hanno perso opportunità di lavoro e di reddito e coloro che vivono una condizione di vulnerabilità, quali le donne con disabilità e le rifugiate siriane, sono maggiormente esposte al rischio di violenza di genere.
Il progetto prevede anche delle migliorie strutturali nelle case rifugio, affinché siano accessibili per chi ha una disabilità: secondo gli standard nazionali al momento presentano sia necessità di revisione architettonica che una carenza di personale specializzato e attrezzature adeguate. Istituite dal Ministero dello Sviluppo Sociale, sono luoghi importanti poiché danno un’alternativa alla pratica della detenzione protettiva forzata, a cui sono spesso soggette le donne e le ragazze la cui vita è considerata in pericolo. Oltre a essere un rifugio e un luogo sicuro, grazie a progetti come quello che stiamo portando avanti, lo shelte può diventare un posto pensato per dare opportunità di immaginare un nuovo inizio.
Le vite delle donne che incontriamo viene infatti toccata dal progetto e dalle attività realizzate, alcune ospiti hanno voluto condividere la propria esperienza attraverso delle testimonianze.
“La formazione è stata un’esperienza meravigliosa, utile e bella per me. Mi sono divertita molto, specialmente perché ho visto quello che è un hobby trasformarsi nella possibilità di avere una professione che mi appassiona. Il Signore mi ha dato questo talento nel saper disegnare che mi supporta nell’attività di make-up e tecniche di bellezza…… Fare un corso pratico mi ha motivata e ha aumentato la sicurezza in me stessa, mi ha fatto sentire che posso crescere come persona e sentirmi orgogliosa di me stessa e di tutto ciò che potrò essere capace di realizzare in futuro.”
Il progetto No Woman left behind. Violenza di Genere e disabilità: trasformare le vulnerabilità in abilità è in partenariato con Vento di Terra, due ONG giordane Durrat al Manal for Development and Training e la Arab Women Organization e in collabroazione con l’Higher Council for the Rights of Persons with Disabilities e il Ministero dello Sviluppo Sociale. Nell’ambito del programma di emergenza AID 11731.03 finanziato da AICS Amman.