“2010 conto alla rovescia” per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per la salute
Aidos e Cestas, le due Ong italiane che fanno parte di Azione per la salute globale (AFGH), network europeo di Ong impegnate nella tutela della salute e dei diritti umani ad essa collegati, hanno presentato a Roma il 27 aprile, il IV Rapporto di AFGH .
Al dibattito, moderato dalla presidente di AIDOS, Daniela Colombo, hanno partecipato: Marta Guglielmetti, GCAP – Coalizione italiana contro la Povertà; Marta Monteso, Coordinatrice europea di Azione per la salute globale, Stefania Burbo, Focal Point dell’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS, Eduardo Missoni, Università Bocconi di Milano, Foad Aodi, Presidente di AMSI – Associazione medici di origine straniera in Italia e Sara Paterlini, Responsabile Dipartimento Advocacy e Comunicazione di CESTAS. Spunto per il dibattito è stata la presentazione, da parte di Natalia Lupi di AIDOS e Annalisa Stagni di CESTAS, del IV Rapporto “2010 Conto alla Rovescia per gli Obbiettivi di sviluppo del Millennio per la salute” in vista del summit che si svolgerà a New York in settembre, dove i leader mondiali verificheranno a che punto di attuazione si trovano gli impegni presi 10 anni fa.
“Già oggi l’ Italia è all’ultimo posto, dopo Grecia e Portogallo, per la quota dei fondi allo sviluppo destinata alla Salute con lo 0,025 per cento del Pil. Un impegno che è stato sempre considerato una priorità per il nostro paese. Ma con la crisi, gli stanziamenti sono stati tagliati – in base alla legge finanziaria firmata dal ministro Tremonti – del 30 per cento nel 2009 e nel 2010; così sarà, se non accadrà niente di nuovo, anche il prossimo anno, quando arriveremo praticamente a una cifra vicinissima allo zero”. E’ stato lo stesso ministro plenipotenziario della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Arnaldo Abeti, a riconoscere l’inadeguatezza della posizione italiana all’interno degli altri paesi dell’Unione europea, intervenuto alla conferenza.
“Molto è stato fatto – ha aggiunto Abeti – ma molto è ancora da fare e per questo “alla Cooperazione abbiamo istituito un tavolo col ministero delle Finanze che dovrà verificare i tagli di bilancio”. Così come a un tavolo di confronto sono state invitate le associazioni che rappresentano la società civile, in vista del summit di New York “dove – ha assicurato Abeti – vogliamo arrivare con una posizione condivisa che si inserisca all’interno di linee guide europee comuni e che dovrà essere opportunamente comunicata per sensibilizzare l’opinione pubblica”.
Ma l’Italia – ha replicato Eduardo Missoni del Gruppo di salute globale, Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’Università Bocconi di Milano, è già fuori da questo tipo di approccio di aiuto pubblico dal momento che “il ministro Tremonti si è fatto promotore, proprio per compensare il taglio del 30 per cento dei fondi, di un’iniziativa mirata per finanziare la ricerca trovando fondi sul mercato. L’ “Advanced market commitment” finanzierà – con 650 miliardi di euro in 10 anni solo da parte italiana – la ricerca farmaceutica per vaccini. In questo modo – aggiunge Missoni – si distraggono fondi e energie dall’impegno sull’aiuto pubblico allo sviluppo di cui abbiamo bisogno qui e ora e non tra dieci anni, per salvare vite umane”. Altri paesi dimostrano, d’altra parte, che rispettare gli impegni presi deriva soltanto dalla volontà politica, crisi o non crisi economica: “la Gran Bretagna – ha affermato Annalisa Stagni di Cestas – che è già prima in classifica con lo 0,58%, sta aumentando la quota di aiuti destinati alla salute. Mentre noi non abbiamo ancora pagato la quota 2009, come si era impegnato a fare in agosto al G8 dell’Aquila, il premier Berlusconi”.
Unica via da seguire – secondo gli esponenti di Azione per la Salute Globale, sulla quale ha concordato anche il rappresentante ministeriale della Cooperazione allo sviluppo, è l’approccio integrato alla salute, insistendo sulla necessità di misurare in termini di salute le politiche pubbliche in settori diversi da quello sanitario: l’esclusione dai servizi sanitari, infatti, è parte integrante del vissuto di povertà.