Movimento delle donne iraniane alla CSW delle Nazioni Unite | Aidos

Incontro con Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace e altre attiviste iraniane promosso da AIDOS alla Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite.

 

Battaglie che le donne dell’Iran hanno sostenuto e continuano a sostenere per conquistare la parità di diritti – dalla storica Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995 ad oggi – sono state al centro del dibattito promosso da AIDOS a New York a margine dell’annuale Commissione sullo status delle donne (CSW) delle Nazioni Unite tenutasi a New York il 4 marzo 2010.

L’incontro ha visto come ospite d’onore Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace e importante attivista per i diritti umani e i diritti delle donne nel suo paese. Temi del dibattito sono stati la condizione di povertà delle donne, le violenze che sono costrette a subire, le discriminazioni etniche e il loro volto femminile, le sfide per l’empowerment delle donne in una società governata da leggi che le subordinano agli uomini. “Le donne iraniane sono più istruite degli uomini: oltre il 50 per cento degli studenti universitari sono ragazze”, ha notato Shirin Ebadi. “Ma sfortunatamente sono costrette a confrontarsi con leggi che le discriminano per definizione, e questa è una cosa inaccettabile”.

Rezvan Moghaddam
, che da oltre 25 anni è una delle leader del Movimento delle donne in Iran e ha promosso seminari di formazione per le donne più svantaggiate, ha fatto notare come “in Iran la povertà ha sempre più un volto femminile”, e questo aumenta le disuguaglianze sociali, che spesso restano invisibili, proprio perché riguardano le donne.

Per Nahid Jafari, una delle fondatrici del Centro culturale delle donne iraniane, “laddove le leggi non tutelano le donne contro la violenza e non ci sono strutture per proteggerle concretamente, l’unico modo per salvarle è aumentare la loro consapevolezza e capacità di resistenza”. Per questo il Centro “organizza seminari sulla violenza di genere, dove le donne possono discutere apertamente delle proprie esperienze: una soluzione collettiva e sostenibile, non solo a Teheran, ma anche in altre città dell’Iran”.

A peggiorare la condizione femminile sono le discriminazioni etniche, un aspetto poco noto della società iraniana, sul quale si è concentrata Faranak Farid, poetessa che scrive in turco: “Razza, etnia, genere, cultura, religione, classe sociale, luogo di residenza, disabilità… sono tutte condizioni che danno vita a discriminazioni multiple. La maggior parte delle donne iraniane devono affrontarle tutte contemporaneamente, e in questa complicata situazione perdono la fiducia in se stesse e si arrendono sopraffatte”.

“L’empowerment delle donne in Iran è un processo paragonabile alle doglie del parto”, ha rilanciato Parvin Ardalan, che ha ricevuto il Premio Olof Palmer per il suo lavoro per i diritti delle donne. “È stata una sfida non solo nei confronti della struttura patriarcale della società iraniana, ma anche contro noi stesse. Per questo dobbiamo guardare al processo di empowerment avvenuto in questo 15 anni partendo da noi, per comprendere quanto le donne abbiano interiorizzato le conquiste fatte e quanto invece hanno continuato ad alimentare un sistema che è alla base della disparità di genere”.

Il dibattito è stato moderato da Daniela Colombo, presidente di AIDOS, che ha invitato “le istituzioni e i politici iraniani a intervenire sugli aspetti, messi in evidenza nei diversi interventi, che di fatto rafforzano un sistema sociale che considera le donne cittadine di seconda categoria e non permette loro di esprimere appieno tutte le proprie capacità e di contribuire attivamente allo sviluppo del paese.