L’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme: dati intollerabili.
Senza nulla nascondere delle sofferenze fisiche e psicologiche legate alle mutilazioni dei genitali femminili (MGF), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) rende pubblici i dati di una ricerca mirata allo studio delle conseguenze delle MGF sui figli delle donne mutilate. La ricerca, che ha interessato 28.400 donne di sei paesi africani – Burkina Faso, Ghana, Kenya, Nigeria, Senegal e Sudan – dimostra che le donne che hanno subito mutilazioni hanno bisogno di ricorrere al cesareo nel 30% in più dei casi, mentre aumenta addirittura del 70 per cento il rischio di emorragia durante e dopo il parto. Anche i neonati pagano un prezzo, con un aumento della mortalità neonatale tra il 15 e il 55 per cento, a seconda della radicalità della mutilazione subita dalla madre. Secondo l’OMS, i bambini che muoiono durante il parto proprio a causa delle MGF sono dal 10 al 20 per mille. Una ragione in più per l’OMS per ribadire la sua decisa opposizione a qualsiasi tipo di “medicalizzazione” delle mutilazioni.