“….Sedermi a scuola e leggere i libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto“ – Malala Yousafzai.
Il diritto all’istruzione e ad avere garantita la possibilità di studiare è uno dei diritti fondamentali della persona, ma milioni di bambini e bambine non hanno la possibilità di andare a scuola, nonostante esistano Convenzioni e trattati internazionali che lo tutelano. Il diritto all’istruzione è sancito infatti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) “L’istruzione elementare deve essere obbligatoria… e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti….” e ribadito nella Convenzione contro la discriminazione nell’educazione, adottata dall’UNESCO nel 1960, che impegna gli Stati parte ad una politica nazionale che promuova la parità di opportunità e di trattamento in materia di educazione. Tale diritto è poi reso giuridicamente vincolante dal Patto sui diritti economici sociali e culturali del 1966 “Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo all’istruzione…… L’istruzione primaria deve essere obbligatoria e accessibile gratuitamente a tutti….” (Articolo 13). L’art. 10 della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna del 1979, impegna gli Stati parti ad intraprendere tutte le misure necessarie per eliminare ogni discriminazione tra uomo e donna nel campo dell’educazione. Nel 1989, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dedica a tale diritto gli articoli 28 e 29. La Piattaforma d’Azione delle Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995 afferma che ” L’istruzione è un diritto umano fondamentale e uno strumento essenziale per ottenere l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace. Due degli otto Obiettivi di sviluppo del millennio (2000) riguardano l’istruzione : l’Obiettivo 2 “Rendere universale l’istruzione primaria” e l’Obiettivo 3 “Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne” richiedono agli Stati l’impegno a fare in modo che tutti i bambini e le bambine frequentino la scuola primaria e che vengano eliminate le disparità di genere nell’istruzione.
Nonostante le raccomandazioni di questi numerosi strumenti internazionali, l’impegno a garantire un’istruzione obbligatoria e di qualità è ancora disatteso in molti Paesi, soprattutto per quanto riguarda bambine e ragazze. La discriminazione di genere fa sì che ancora oggi l’istruzione rappresenti in molti paesi un diritto loro negato. A livello globale, solo il 49% dei Paesi ha raggiunto la parità di genere nell’istruzione primaria e il divario aumenta nell’istruzione superiore. Molte famiglie con pochi mezzi preferiscono far studiare i figli maschi, mentre le bambine sono spesso costrette a matrimoni forzati per non pesare economicamente sulla famiglia. Secondo dati Unicef, già nel 2020, prima dello scoppio della pandemia di coronavirus, circa 132 milioni di ragazze non andavano a scuola, e si stima che il numero di bambine escluse dall’istruzione sia aumentato di undici milioni. Il 55 per cento dei bambini in età di scuola elementare che non frequentano le lezioni sono femmine. Dei circa 781 milioni di adulti analfabeti nel mondo, quasi due terzi sono donne. Eppure, l’istruzione femminile è uno strumento di empowerment all’interno della famiglia e della società: consente alle donne di cogliere opportunità, di mettere in discussione i ruoli tradizionali, di migliorare le condizioni della propria vita e di partecipare ai processi produttivi. Le ragazze istruite si sposano più tardi, hanno meno figli che andranno con più probabilità a scuola. Oltre a ciò, l’istruzione favorisce lo sviluppo non solo degli individui, ma anche quello sociale, politico ed economico di un paese. È necessario e urgente, pertanto, come raccomanda l’Obiettivo 4 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (2015) “…Entro il 2030, assicurarsi che tutte le ragazze e i ragazzi raggiungano un grado di istruzione libero, equo e di qualità…; 4.3: Entro il 2030, garantire la parità di accesso per tutte le donne e gli uomini all’istruzione…”