Il 28 gennaio il mondo celebra il 10° anniversario della creazione del Fondo Globale per la Lotta contro l’AIDS, la Tubercolosi e la Malaria. Dieci anni fa, il futuro della lotta contro queste tre pandemie era sconfortante e una diagnosi di AIDS era una sentenza di morte per chi viveva nei paesi poveri. Per rispondere a questa drammatica emergenza, venne costituito il Fondo Globale, una partnership unica tra paesi ricchi, paesi poveri, società civile e settore privato. Si stima che ogni mese, 100.000 vite vengano salvate grazie al Fondo. Eppure, è un triste compleanno: con la scusa della crisi economica, molti paesi donatori hanno tagliato i finanziamenti al Fondo Globale, proprio ora che nuove scoperte scientifiche offrono opportunità di prevenzione e cura dell’AIDS prima impensabili.
L’Italia, pur avendo svolto un ruolo di primo piano nel lancio del Fondo Globale in occasione del Vertice G8 del 2001 a Genova, ha smesso di sostenere il Fondo ancor prima che la crisi mordesse: non ha ancora versato le quote promesse al Fondo Globale per il 2009 e il 2010, pari a 130 milioni di euro ciascuna e non ha assunto alcun impegno finanziario per gli anni successivi. Se si considera che il nostro paese a partire dagli anni Duemila ha erogato l’80% circa dei propri fondi per la lotta contro l’AIDS nei paesi poveri attraverso il Fondo Globale, si deduce che il disimpegno nei confronti del Fondo ha praticamente azzerato il contributo italiano alla lotta globale contro la pandemia. Per questo, “il nuovo Governo – sottolinea l’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’AIDS – ha davanti a sé una grande opportunità per riacquistare quella credibilità a cui tanto tiene a livello internazionale: rinnovare l’impegno dell’Italia nei confronti della lotta contro l’AIDS“.
I numeri del Fondo Globale. Negli ultimi dieci anni, il Fondo è diventato il principale strumento di lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria e ha fondamentalmente modificato la capacità della comunità internazionale di combattere queste tre pandemie. Nel 2002 la terapia antiretrovirale era praticamente inesistente nei paesi a risorse limitate; dopo sei anni, negli stessi paesi 7 milioni di persone ne potevano beneficiare, di cui la metà grazie al Fondo Globale. Nel corso di questi anni il Fondo ha fornito il trattamento antitubercolare a quasi 9 milioni di persone e ha distribuito oltre 200 milioni di zanzariere impregnate di insetticida per la prevenzione della malaria.
La struttura. Nato come organizzazione di emergenza strutturata per intervenire “verticalmente” ed in modo esclusivo sulle tre malattie, il Fondo Globale si sta trasformando in modo da focalizzarsi più strategicamente su interventi a elevato impatto a favore delle popolazioni vulnerabili e con ricadute positive sui fragili sistemi sanitari dei paesi più poveri.
Le scoperte scientifiche. La ricerca potrebbe dare un’accelerazione ai risultati raggiunti finora dal Fondo Globale: è stato dimostrato che i farmaci antiretrovirali rivestono un ruolo strategico per la prevenzione del contagio, oltre che, naturalmente, per la cura dell’infezione. Se usati all’inizio dell’infezione da HIV infatti, assicurano una protezione vicina al 100 per cento contro la trasmissione del virus in coppie eterosessuali in cui uno soltanto dei partner è infettato dal virus. Gli studi hanno dimostrato anche che il trattamento anticipato riduce dell’84% la possibilità di contrarre la tubercolosi, che è la causa principale di morte delle persone con l’HIV. Naturalmente, curare precocemente le persone sieropositive richiede più risorse.
Proprio ora che potremmo sperare di sconfiggere queste tre gravi malattie entro la prossima generazione e che la scienza ci chiede di investire di più, i donatori non rispettano le promesse e riducono il sostegno finanziario al Fondo Globale, costringendolo a cancellare l’avvio di nuovi programmi di lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria per i prossimi due anni e a sbattere la porta in faccia a nuovi pazienti. Una condanna a morte per milioni di persone che non hanno ancora accesso alle cure salvavita nei paesi poveri.