L’UNFPA denuncia cinque esempi di drammatiche violazioni dei diritti umani di donne e bambine
Si concludono oggi, anniversario della Dichiarazione dei diritti umani del 1948, i 16 giorni di mobilitazione della campagna contro la violenza sulle donne, iniziati il 25 novembre (giornata mondiale contro la violenza sulle donne) e l’UNFPA da il suo contributo raccontando cinque storie, purtroppo non isolate, ma solo emblematiche. La prima si svolge in Russia, dove 14.000 donne sono uccise ogni anno dal proprio partner, una ogni 35 minuti: molte di più di tutti i caduti della decennale guerra in Cecenia. In India, sono tra i 40 e i 50 milioni le bambine che mancano all’appello, abortite dopo un’ecografia o uccise appena nate: per quelle che sono nate nelle caste più povere si fa quindi più forte il rischio di cadere vittime della tratta. Ogni anno, la percentuale delle donne affette da Hiv/Aids è sempre in aumento rispetto a quella degli uomini, a causa soprattutto delle violenze subite, tra cui le mutilazioni dei genitali femminili. Le donne vittima di violenza sono soggette a infezione da Hiv in percentuale 10 volte maggiore delle altre. Sono sempre più le donne che si suicidano in Iraq, Iran, Pakistan, Uzbekistan e Tagikistan: lo fanno perché non trovano altra risposta a una situazione di disperazione. Sono invece quasi sempre bambine le vittime della quinta storia, quella dei “matrimoni compensativi” ancora in uso in alcune parti di Pakistan, Afghanistan, Medio oriente e Africa subsahariana: la bambina o ragazzina data alla famiglia o tribù rivale in compensazione di un torto o di un debito, soffrirà ogni sorta di abusi sotto il tetto del “nemico”.
Fonte delle schede: UNFPA