A Nairobi uomini e donne discutono insieme di diritti riproduttivi, violenza, prevenzione dell’Aids
La questione non poteva essere posta in modo più insidioso. Dopo l’esposizione delle organizzatrici del seminario di Amanitare, si alza uno dei giovani uomini presenti, che si qualifica subito come cristiano e dichiara di lavorare per la prevenzione dell’Aids raccomandando l’astinenza e la fedeltà, in quanto l’uso del condom non può essere raccomandato alle donne, perché fuori dal loro controllo e quindi “non sensibile al genere”. Non è il primo né l’ultimo, a Nairobi, a parlare di prevenzione dell’Aids in ottica “cristiana”, ma è forse il primo a farlo in un’ottica “di genere”, o supposta tale.
Nahid Toubia, coordinatrice del seminario, non si perde d’animo e risponde chiedendo pacatamente al giovane se ritenga che astinenza e fedeltà siano invece sotto il controllo delle donne, soprattutto in Africa. Ma non è l’unica risposta, altre donne intervengono dal pubblico, una racconta il trauma che ha subito con un aborto a 19 anni e chiede di lavorare perché le donne abbiano sempre il diritto di scegliere. Un’altra, una somala, chiede che “il Forum ci aiuti ad andare a scuola, perché oggi le bambine vengono date in sposa a 13 anni senza neppure conoscere il significato della parola ‘diritto’”.
Gli altri, numerosi, uomini presenti non restano però in silenzio: in molti intervengono invitando a superare le paure reciproche e chiedendo alle attiviste di Amanitare di non parlare solo alle donne lasciandoli da parte, che vogliono invece essere partner anche nella lotta alla violenza, perché “è vero che per gli uomini africani, i più poveri ed emarginati, è difficile percepire se stessi come oppressori, ma tutte le culture si evolvono e anche in Africa non esiste una cultura fissa, è anzi già cambiata in tutto, tranne che nei diritti delle donne”.