Il libro che accompagna il Dvd con il film Moolaadé del regista Ousmane Sembene, esplora le ragioni del movimento di ribellione alle mutilazioni dei genitali femminili che sconvolge un villaggio africano.
Il moto di ribellione descritto nel film arriva al termine di un cammino iniziato negli anni settanta da alcune pioniere, africane coraggiose e occidentali appassionate, e allargatosi via via a organizzazioni non governative, organizzazioni internazionali – OMS, UNFPA, UNICEF – e poi ai governi di quasi tutti i 28 paesi africani, veicolato in maniera sempre più efficace dai mezzi di comunicazione, la radio in primo luogo.
Un cammino che ha seguito diversi approcci, come illustra uno dei saggi del libretto: dall’informare sui rischi per la salute, che Collé sperimenta sulla propria pelle per cui decide di non far mutilare la figlia, al definire campagne di formazione e comunicazione che puntano invece su un cambiamento dei comportamenti: ecco perché nel film il consiglio degli anziani rifiuta la radio, al punto da ordinare la requisizione e il rogo di tutti gli apparecchi del villaggio.
Un cammino nel quale le donne svolgono un ruolo prioritario, come spiega Nahid Toubia nel suo saggio. Perché le donne continuano a sottoporre le proprie figlie alla pratica? Perché, scrive Toubia, “le donne in Africa usano le Mgf come strumento per ottenere potere: rinunciano ai propri organi sessuali in cambio di accettazione sociale, sopravvivenza materiale e altre libertà come mobilità, opportunità di scelta, istruzione”. Ecco perché l’empowerment delle donne è la vera chiave per arrivare alla fine delle Mgf, come intuiscono anche gli uomini nel film, che più volte criticano l’eccessiva libertà di parola e gesti di Collé.
Cuore del meccanismo di perpetuazione delle Mgf è il matrimonio, e anche questo il film lo racconta. Nel libro, due saggi di Carla Pasquinelli, realizzati per AIDOS nell’ambito di una ricerca e campagna di informazione sulle Mgf, chiariscono meglio il ruolo che il prezzo della sposa (l’opposto della dote) ha nel mantenere l’istituto delle Mgf, e come sia importante anche quando si emigra, come raccontano le donne somale e nigeriane intervistate dalla studiosa.
I racconti delle donne migranti, cui il libro dà ampio spazio, confermano l’ampiezza dei cambiamenti in corso nel continente africano e non solo. Per tutte e tutti la domanda è: come abbandonare tradizioni nefaste, senza perdere valori positivi della cultura di appartenenza, senza rinunciare alla propria identità, ma piuttosto costruendone una nuova?
Una risposta possibile, quella che i governi hanno fatto propria, è proibire la pratica per legge: in Burkina Faso, dove è ambientato il film, è successo nel 1996, in Senegal nel 1999, e sono una ventina ormai i paesi africani con misure legali che vietano le Mgf. Una strada che anche l’Italia ha seguito: la legge è entrata in vigore all’inizio del 2006. Nel suo saggio Laura Katzive, giurista presso il Centro per i diritti riproduttivi di New York, illustra risorse e limiti di un simile approccio, e guida a osservare l’impatto che le diverse misure possono avere, considerate le resistenze al cambiamento di ampi strati della popolazione.
Risposte diverse sono state quelle date da alcune organizzazioni locali, di cui il libro illustra gli interventi: Tostan in Senegal, con le sue “dichiarazioni pubbliche” di abbandono della pratica; Bafrow in Gambia, con i suoi “riti alternativi di passaggio all’età adulta”; Hundee in Etiopia, che usa il diritto consuetudinario degli Oromo per sancire l’abbandono delle Mgf; o Tamwa, l’Associazione delle giornaliste tanzane, che parte da ciò che si dice nella comunità sulle Mgf per costruire efficaci campagne di informazione con la radio come protagonista.
Libro a cura di Daniela Colombo e Cristiana Scoppa
Feltrinelli, Milano, 2006, 160 p.
Allegato al film Moolaadé di Ousmane Sembène – Collana Real Cinema
Lingua: italiano.